Sandro Veronesi – “Caos calmo”
Dopo
Stephen King, Isabel Allende, Elizabeth Strout, J. R. R. Tolkien, Gabriel G.
Marquez e Maurizio De Giovanni ecco il nuovo autore di cui voglio leggere tutto
quello che ha scritto… magari anche i bigliettini di auguri e le dediche sui
libri se possibile. Non è solo per la sua scrittura, semplice ed estremamente
complessa al tempo stesso; non è solo per i suoi personaggi, sempre tanti,
sempre favolosi e sempre con una storia straordinaria da raccontare; è proprio
per gli intrecci che sa creare. Le sue storie partono in maniera semplice, chiara
e poi si complicano man mano che passano le pagine con avvenimenti anche
piccoli che si avvitano, si attorcigliano tra loro per poi separarsi nuovamente
lasciando un vuoto che, spesso, non viene colmato. Non so quante volte, durante la lettura, mi
sono commossa, mi è venuto da ridere oppure ho spalancato la bocca per lo
stupore.
Un
giorno Pietro Paladini con il fratello Carlo compiono un gesto eroico salvando
due donne che stanno annegando. Quello che Pietro non sa è che, nello stesso
istante in cui lui salva una vita, sua moglie Lara sta morendo in maniera
improvvisa davanti agli occhi della figlia Claudia. Un evento scioccante,
sconvolgente che lascia Pietro in attesa, attesa di quel dolore devastante che
però tarda ad arrivare. Per stare vicino alla figlia decide di rimanere fuori
la sua scuola, in macchina, durante tutta la giornata scolastica. Nella sua
mente avrebbe dovuto farlo un solo giorno ma, incomprensibilmente, quello
spazio fuori la scuola diventa il nuovo di microcosmo di Pietro. Lì incontra
colleghi, amici, sua cognata, suo fratello e tutti fanno la stessa cosa:
riversano su di lui i propri personali dolori, forse perché disorientati e
sgomenti dinanzi al caos calmo rappresentato da quell'uomo immobile davanti ad
un edificio. Tutti saranno anche generosi nel dispensare consigli ma, alla
fine, Pietro ascolterà l’unica voce capace di sconvolgere quella calma
apparente in cui lui si è rifugiato.
Non
è un libro semplice da leggere, credo non lo sia nessuna delle opere di
Veronesi, perché va letto in maniera attenta. Ogni pagina, ogni parola va
soppesata e compresa. Ma ne vale la pena.
E
dove li trovo adesso i “perché non leggerlo”?
Perché leggerlo
· Perché
è una storia delicata, commovente. Ognuno ha il suo modo di affrontare il
dolore, questo è solo uno dei più originali.
· Perché
Veronesi ha la capacità di sorprenderti quasi ad ogni pagina, e senza veri
colpi di scena.
· Perché
l’idea di rimanere fuori la scuola della propria figlia per dimostrarle
vicinanza è geniale e folle e assolutamente comprensibile, nella sua
incredibile illogicità.
· Per
alcuni, incredibili, personaggi: Carlo che da vent'anni pensa ogni giorno,
anche solo per un minuto, alla stessa donna; Francesca che dice sempre quello
che pensa e poi se ne dimentica; Saverio che continua a contare chissà che
cosa; Matteo che ogni giorno saluta, ricambiato, un’automobile; Marta che
proprio non sa scegliere i compagni di vita.
· Per
il finale che non ti aspetti ma che, in realtà, ti aspettavi.
Perché non leggerlo
· Perché
non è semplice da leggere, non puoi distrarti un attimo.
· Perché
non è una lettura da lettino in spiaggia. Almeno non per tutti.
· Perché
poi alla fine cosa diavolo abbia davvero Francesca, Veronesi non ce lo dice.
· Perché
ci sono elucubrazioni e descrizioni dettagliate su cosa sia e quali conseguenze
possa avere una fusione fra due aziende. Pesantucce.
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