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Laureata in lettere classiche ho preso anche una specializzazione in archeologia. Mi vedevo lanciata nello studio della preistoria ma poi la passione per le lettere ha ripreso il sopravvento. Ho aiutato i ragazzi con i compiti, ho fatto la guida ai bambini per spiegare loro il favoloso lavoro dell'archeologo...ma c'era sempre questo fastidioso richiamo alla pagina stampata. Poi ho capito...la mia vita deve essere votata alla lettura e, perché no, anche alla scrittura.

venerdì 14 agosto 2020

PRO E CONTRO

 





Davide Ruffini – “Tutti assenti, un anno di una scuola in campagna”

 

Tragicomico, forse questa è la definizione più calzante per un libro che affronta, con estremo disincanto, la scuola cosiddetta moderna. Tra bidelli aspiranti scrittori, insegnanti che sembrano odiare tutto e tutti, alunni compresi, e la famigerata “Arcipreside” che non ci capisce niente, sbarchiamo in un mondo assurdo, quasi favolistico, che ci fa anche sorridere ma che in realtà dovrebbe farci arrabbiare.

La storia è quella di un giovane insegnante catapultato, nel suo primo anno di servizio, in una scuola di campagna che sembra un mondo a parte. Una delle sue classi viene definita “morta”: alunni disinteressati, genitori assenti e zero possibilità di insegnare davvero qualcosa. Il racconto si snoda attraverso i vari accadimenti di questo tragico anno scolastico in cui il protagonista fa amicizia soprattutto con personaggi sopra le righe, come il bidello Celestino che vanta il superpotere dello svedere o il professore Sandro Sciarra, misogino dal carattere impossibile che forse nasconde più problemi di quanti ne mostri.

Esordio interessante, un libro che, con un linguaggio fresco e spesso tagliente, affronta i problemi della scuola contemporanea in cui sembrano assenti gli alunni ma dove, in realtà, sono gli adulti a latitare.

 

Perché leggerlo 

·      Perché la scuola italiana ha diversi problemi e gli studenti, probabilmente, non sono uno di questi.

·      Per il fantastico personaggio di Celestino, sembra quasi di vederlo nel gabbiotto dei bidelli. Quanti ne abbiamo incontrati di Celestino nella nostra carriera scolastica?

·      Per la classe morta che morta non è, se non in apparenza.

·      Per aver chiamato la vicepreside “Arcipreside”, geniale.

 

Perché non leggerlo

·      Non è una storia che procede fluida, è più un insieme di avvenimenti.

·      Perché sembra un libro divertente, quasi farsesco, ma è solo la superficie.

·      Mi sarebbe piaciuta una maggiore focalizzazione sugli alunni, l’autore si concentra più su tutto il resto.

 

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