Maurizio De Giovanni “Una lettera per
Sara”
Non
è il commissario Ricciardi, il personaggio in assoluto da me più amato tra
quelli creati dalla penna di De Giovanni, ma Sara Morozzi piano piano si sta
conquistando un angolino del mio cuore. Resta un personaggio difficile, duro, con
cui spesso risulta complicato sintonizzarsi. Ad ogni romanzo, però, Sara smussa
qualche angolo e ci regala nuovi particolari di sé, una nuova prospettiva del
suo animo che ce la rende sempre più vicina e profondamente umana. Anche in
questo consiste la bravura dell’autore.
L’ispettore
Davide Pardo riceve la visita di un vecchio collega, Angelo Fusco, che gli
chiede di aiutarlo a parlare con un detenuto in punto di morte che ha chiesto
di vederlo e Fusco, a sua volte non lontano dalla morte, sembra ansioso di
ottenere questo colloquio senza però spiegare a Pardo il motivo. Parte tutto da
questa semplice richiesta, apparentemente innocua, ma il nome di Antonino
Lombardo se all'ispettore dice poco in Sara, al contrario, risveglia un lontano
ed enigmatico ricordo e insinua un sospetto che va subito dissolto. E così la “Mora”
in apparenza aiuterà Pardo a risolvere il suo problema, in realtà si farà
aiutare da lui, senza chiedere niente, a fugare qualsiasi ombra, qualsiasi
interrogativo sulla persona più importante della sua vita. Perché le scelte che
Sara ha fatto in passato hanno avuto conseguenze pesanti per molte persone, ora
non può permettersi il lusso di nutrire dubbi sulla bontà di quelle scelte.
Perché leggerlo
· Perché
Maurizio De Giovanni sa bene come costruire un intreccio intrigante, dopo le
prime pagine non si può fare a meno di andare avanti.
· Per
Sara che, piano piano diventa sempre più umana, empatica, fragile, proprio
sotto i nostri occhi.
· Per
scoprire cosa davvero è successo ad Ada.
· Per
Davide Pardo, sempre più impacciato, pessimista e immerso nella più profonda
autocommiserazione. Personaggio assolutamente favoloso.
· Per
Boris il gigante perché dai, come fai a non amarlo?
Perché non leggerlo
· Perché
Sara non è Ricciardi, purtroppo. La scintilla dell’amore per il personaggio, anche in questo terzo libro, non
è immediata e scontata come per il commissario.
· Per
il finale, una vera cattiveria. Imperdonabile.
· Per
un piccolo cagnolino fastidioso che, però, ha tutta la mia solidarietà.
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