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Laureata in lettere classiche ho preso anche una specializzazione in archeologia. Mi vedevo lanciata nello studio della preistoria ma poi la passione per le lettere ha ripreso il sopravvento. Ho aiutato i ragazzi con i compiti, ho fatto la guida ai bambini per spiegare loro il favoloso lavoro dell'archeologo...ma c'era sempre questo fastidioso richiamo alla pagina stampata. Poi ho capito...la mia vita deve essere votata alla lettura e, perché no, anche alla scrittura.

giovedì 9 luglio 2020

PRO E CONTRO





Maurizio De Giovanni “Una lettera per Sara”


 

Non è il commissario Ricciardi, il personaggio in assoluto da me più amato tra quelli creati dalla penna di De Giovanni, ma Sara Morozzi piano piano si sta conquistando un angolino del mio cuore. Resta un personaggio difficile, duro, con cui spesso risulta complicato sintonizzarsi. Ad ogni romanzo, però, Sara smussa qualche angolo e ci regala nuovi particolari di sé, una nuova prospettiva del suo animo che ce la rende sempre più vicina e profondamente umana. Anche in questo consiste la bravura dell’autore.

L’ispettore Davide Pardo riceve la visita di un vecchio collega, Angelo Fusco, che gli chiede di aiutarlo a parlare con un detenuto in punto di morte che ha chiesto di vederlo e Fusco, a sua volte non lontano dalla morte, sembra ansioso di ottenere questo colloquio senza però spiegare a Pardo il motivo. Parte tutto da questa semplice richiesta, apparentemente innocua, ma il nome di Antonino Lombardo se all'ispettore dice poco in Sara, al contrario, risveglia un lontano ed enigmatico ricordo e insinua un sospetto che va subito dissolto. E così la “Mora” in apparenza aiuterà Pardo a risolvere il suo problema, in realtà si farà aiutare da lui, senza chiedere niente, a fugare qualsiasi ombra, qualsiasi interrogativo sulla persona più importante della sua vita. Perché le scelte che Sara ha fatto in passato hanno avuto conseguenze pesanti per molte persone, ora non può permettersi il lusso di nutrire dubbi sulla bontà di quelle scelte.

 

Perché leggerlo

·      Perché Maurizio De Giovanni sa bene come costruire un intreccio intrigante, dopo le prime pagine non si può fare a meno di andare avanti.

·      Per Sara che, piano piano diventa sempre più umana, empatica, fragile, proprio sotto i nostri occhi.

·      Per scoprire cosa davvero è successo ad Ada.

·      Per Davide Pardo, sempre più impacciato, pessimista e immerso nella più profonda autocommiserazione. Personaggio assolutamente favoloso.

·      Per Boris il gigante perché dai, come fai a non amarlo?

 

Perché non leggerlo

·      Perché Sara non è Ricciardi, purtroppo. La scintilla dell’amore per il personaggio, anche in questo terzo libro, non è immediata e scontata come per il commissario.

·      Per il finale, una vera cattiveria. Imperdonabile.

·      Per un piccolo cagnolino fastidioso che, però, ha tutta la mia solidarietà.

 


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