Ritorna
l’avvocato Guido Guerreri e deve confrontarsi con uno dei fantasmi del suo
passato. Lorenza Delle Foglie era stata una bellissima ragazza che aveva, solo
per un attimo, incrociato e sconvolto la sua vita per poi uscire di scena senza
nemmeno salutare. Ora quel ricordo si è trasformato in una donna di cinquant’anni
che ne dimostra molti di più, con gli abiti impregnati dall’odore di troppe
sigarette e le mani tinte dalla nicotina. Guido non riconosce nulla di questa
nuova Lorenza ma, in onore di una giovinezza ormai perduta, accetta di
difendere suo figlio Iacopo in carcere per omicidio volontario. L’avvocato
Guerreri e la sua squadra non credono pienamente all’innocenza del ragazzo ma
ingaggiano comunque una battaglia giudiziaria non priva di durezza, ricca di
sotterfugi e stratagemmi. Una lotta che, dalle aule della giustizia, sembra
riflettere quella che ognuno sostiene quotidianamente contro il tempo che,
inesorabile, fugge via.
PERCHÉ LEGGERLO
· Perché
è Gianrico Carofiglio che descrive in maniera potente e minuziosa le vicende di
un procedimento giudiziario. E lo fa, come sempre, in maniera magistrale.
· Perché
è un romanzo estremamente realistico ma al contempo malinconico. La giovinezza
passa ma non senza rimpianti.
· Perché
è semplicemente meraviglioso leggere il testo di una sentenza o il verbale di
un interrogatorio senza provare alcuna noia o stanchezza. Solo Carofiglio
riesce a realizzare un tale miracolo.
· “In
quel preciso istante, il primo in cui l’avevo sentita usare il noi per parlare
di lei e di me, seppi – senza una specifica ragione, quindi con assoluta
certezza – che presto sarebbe scomparsa dalla mia vita”. Per questa frase,
anche solo per questa frase.
· Perché
con il passato prima o poi si fanno i conti. Si tratta di una di quelle regole
fondamentali su cui si basa l’equilibrio dell’universo.
PERCHÉ NON LEGGERLO
· Perché
ci sono le trascrizioni fedeli del testo di una sentenza e del verbale di un
interrogatorio.
· Perché
purtroppo come procede la storia un pochino lo indovini. E questo di rado è un
bene.
· Perché
il personaggio di Lorenza non suscita immediata empatia. Almeno non a me.
· Perché
a volte uno non vuole sapere nei minimi dettagli propri tutti i retroscena di
un procedimento giudiziario. Magari qualcuno, non io, certi giochetti
psicologici preferisce continuare ad ignorarli.
· Perché
il finale, senza una ragione precisa, mi ha lasciato l’amaro in bocca.
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