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Laureata in lettere classiche ho preso anche una specializzazione in archeologia. Mi vedevo lanciata nello studio della preistoria ma poi la passione per le lettere ha ripreso il sopravvento. Ho aiutato i ragazzi con i compiti, ho fatto la guida ai bambini per spiegare loro il favoloso lavoro dell'archeologo...ma c'era sempre questo fastidioso richiamo alla pagina stampata. Poi ho capito...la mia vita deve essere votata alla lettura e, perché no, anche alla scrittura.

mercoledì 13 maggio 2020

RACCONTO - Prima Parte

LE ABITUDINI

 di Valeria Rago


 

 

A sinistra Castel dell’Ovo, a destra Posillipo, davanti gli scogli e poi lui…il mare. La giornata era grigia, un po’ buia e l’acqua sembrava irrequieta ma in realtà non comunicava alcuna minaccia. Le onde erano placide e il colore che si stendeva a perdita d’occhio era un blu intenso e scuro. Sul muretto di via Caracciolo Nadia e Nancy guardavano lo spettacolo della natura, sedute sempre nello stesso punto, in perfetto silenzio. La verità era che avrebbero dovuto sostenere una conversazione poco gradevole e allora è meglio ascoltare il rumore delle onde, nella speranza che il lavoro dell’acqua possa erodere anche le incomprensioni. Nadia appariva serena, distaccata mentre osservava il mare, mani sul muretto e gambe ciondoloni, l’impressione era che avesse appena preso la migliore delle decisioni e che non se ne sarebbe pentita. Nancy la guardava dal basso, non sapeva esattamente come comportarsi ma di certo non poteva stare zitta. Lanciava occhiate al mare e poi guardava di nuovo Nadia, agitata, mentre il lungomare dietro di loro era quasi deserto a quell'ora del mattino, tutto era talmente tranquillo che la ragazza avrebbe voluto urlare solo per riempire quel maledetto vuoto. Non poteva crederci, Nadia aveva rifiutato; le era capitata l’occasione forse più importante della sua vita e lei aveva detto no. Gesù. Nancy non era mai stata troppo fortunata, ma le poche occasioni che le erano capitate le aveva prese al volo. Ora avrebbe voluto parlare con l’amica, magari litigare, forse provare a farle cambiare idea, chissà, ma la guardava seduta su quel maledetto muro e pensava che non ne valesse la pena. Allora decise di capire, di indagare, fece un grosso respiro e guardò il mare con una tranquillità nuova, che non le era familiare. Per un attimo ebbe l’immagine di sé stessa che, in piedi su uno scoglio, si preparava con il cuore a mille: gambe unite, mani sollevate, un piegamento e poi a testa in giù nell'acqua fresca e accogliente. Aveva sempre avuto paura di tuffarsi ma non aveva mai resistito alla tentazione di farlo. Scacciò via quel ricordo con decisione, come si fa con le cose che tolgono certezze, era un’altra vita e un’altra Nancy, la malinconia non serviva proprio a niente. Sempre guardando il mare, come se si rivolgesse ai gabbiani, Nancy cominciò a parlare. «E così hai detto no. Beh scelta coraggiosa, devo ammetterlo. Però sono curiosa e anche un pochino confusa, insomma, tu fai quello che hai sempre desiderato, frequenti la facoltà di cui hai sempre parlato: ingegneria informatica. Wow! Io non so nemmeno di preciso cosa studi ma tu…tu si! Tu sei nel mondo che volevi e sei anche maledettamente brava. Cioè…ci sono persone che invidiano il tuo cervello e si farebbero in quattro per essere al tuo posto. No, non capisco. Ti hanno offerto una borsa di studio in America. U.S.A. hai presente? E te l’ha offerta il professore di cui parli costantemente, lo nomini talmente spesso da farmi credere, per un periodo, che tu ti fossi invaghita di lui. Una borsa di studio, porca…». Nancy guardò di nuovo il mare, doveva calmarsi e lo sapeva ma le mani non riuscivano a star ferme, e così le poggiò sulle gambe, nel gesto tipico di chi vorrebbe dire o fare qualcosa ma si impone di non fare assolutamente nulla. Guardò di nuovo Nadia, ancora immersa in una contemplazione silenziosa, e assunse un tono più conciliante: «Perché hai detto no? Davvero voglio sapere solo questo, perché hai detto no?».

Continua...


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