L'idea di cogliere nel giardino un ramoscello di mimosa e di offrirlo spontaneamente agli stranieri che abitano nell'appartamento al primo piano è priva di ogni calcolo. Viene dal cuore non dal cervello. Il gesto del dare vive nelle loro mani, così come la luce del sorriso non si spegne mai sulle loro labbra, neanche quando urlano e si arrabbiano. Né quando sono tristi o quando accompagnano i loro morti al cimitero. In quei frangenti piangono lamenti altissimi, anche se nella terza vettura al seguito del feretro attaccano già a gesticolare e litigare, e appena arrivati al cimitero eccoli ridere a piena gola. Sanno quanto la vita sia grandiosa. E che morire non è la cosa più importante. Sanno che sorridere, offrire un fiore a qualcuno, spontaneamente, salutare cantando chi stiamo lasciando, come un uccello che modula note per esprimere la sua spensieratezza, nella felicità di esistere e di librarsi in volo - ebbene, sanno che è questo a contare, perché rende più facile la vita.
Sandor Marai
"Il sangue di San Gennaro"
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